Diplomazia sgomenta Nessuna idea della Libia La questione libica non è se si stava peggio con Gheddafi o oggi senza, come si è discusso in una trasmissione televisiva giovedì scorso a cui ha partecipato il ministro degli esteri Gentiloni, quanto come si potrà stare un domani. Il ministro degli esteri italiano ha ammesso che la guerra a Gheddafi non prevedesse un qualche progetto per il dopo. In verità crediamo che invece il progetto ci fosse, per lo meno Sarkozy ne aveva uno sicuramente, solo che era irrealizzabile, perché caduto Gheddafi non c’era la minima possibilità di istituire un’autorità centrale su un territorio con una superficie quasi il triplo della Francia suddiviso in enclave tribali senza inviare i reparti paracadutisti coloniali e la legione straniera impiegati nella guerra di Algeria. Non c’è una sola ragione politica, culturale, etnica per cui le tribù della Tripolitania si possano legare a quelle della Cirenaica ed il concetto di unità nazionale è loro assolutamente estraneo a meno che possano estendere il loro dominio su una regione storicamente rivale. Il nazionalismo arabo quale noi lo abbiamo conosciuto è un retaggio del secolo scorso che non ha più nessuna possibilità di ripresentarsi in questo in corso. L’occidente non ha un progetto per la Libia, perché non capisce esattamente cosa sia. Abbiamo visto la speranza infantile portata avanti dal mediatore Onu Bernardino Leon che l’Is fosse la minaccia davanti la quale i governi di Tripoli e Tobruk riponessero le loro ostilità. Valutazione erronea. La presenza dell’Is a Sirte, in Tripolitania, è vissuta a Tobruk come un’occasione per indebolire il rivale. Infatti è accaduto che mentre le truppe di Tripoli fossero impegnate nei combattimenti contro l’Is, quelle di Tobruk attaccassero quelle e non le milizie del califfato. Se l’Occidente volesse combattere l’Is dovrebbe armare il governo di Tripoli, la cui autorità non è riconosciuta. Ma è probabile che se l’Is invece che a Sirte si fosse diffuso nei villaggi della Cirenaica, sarebbe Tobruk a combatterla e Tripoli a sfruttare l’occasione. Se l’Europa e l’America non iniziano a comprendere lo stato di divisione della Libia e a fare delle scelte, anche contingenti, vagheggiando le magnifiche intese promesse ogni mese per quello successivo, di Bernardino Leon, l’Is continuerà ad espandersi. Purtroppo dalle parole del ministro degli Esteri italiano si avvertiva con chiarezza il disagio crescente della diplomazia occidentale per una grana da cui non ci sa come venire a capo. Neanche una qualche idea di come interpretare questa nuova realtà regionale che di giorno in giorno si fa sempre più ingovernabile. Roma, 25 settembre 2015 |